Fiat, il ricorso Fiom su accordi newco Il giudice: no alla conciliazione

TORINO – Si è conclusa senza vincitori nè vinti la prima udienza, al Tribunale del Lavoro di Torino, sul ricorso presentato dalla Fiom contro la newco costituita dalla Fiat a Pomigliano. La data decisiva potrebbe essere quella del 16 luglio, giorno in cui il giudice Vincenzo Ciocchetti ha riconvocato le parti. Si andrà avanti a Torino, almeno per ora, perchè il magistrato si è riservato di decidere sulla richiesta del Lingotto di spostare la sede al tribunale di Nola, in provincia di Napoli (in seconda battuta a Napoli o a Roma) In aula si sono presentati tutti: da una parte la Fiom, con il segretario generale Maurizio Landini e il responsabile Auto, Giorgio Airaudo, dall’altra la Fiat, con il numero uno delle Relazioni Industriali, Paolo Rebaudengo. E tutti con una fitta schiera di legali al seguito. Poi, tutte le altre organizzazioni: la Fismic, che si è costituita in giudizio, Fim, Uilm e Ugl, che hanno presentato delle memorie per spiegare le ragioni della loro firma dell’accordo.

L’udienza è lunga, cinque ore e mezza. Nessun esito per il tentativo di conciliazione, con la Fiom che detta le condizioni per un accordo e la Fiat che le boccia. «Non ci sono le condizioni – spiega Rebaudengo – per un dialogo costruttivo su una soluzione negoziale già rifiutata dalla stessa Fiom». Poi è il sindacato di Landini a dire no alla proposta del giudice Ciocchetti: firmare l’accordo «con la riserva di adottare successive iniziative legali e non solo, ove si ritenga la violazione costituzionale di leggi e delle proprie prerogative sindacali». Il magistrato, decano del diritto del lavoro, osserva che «la contrattazione aziendale non è di per sè illegittima: ci sono due importanti contratti aziendali di primo livello, quelli delle Poste e delle Ferrovie, e nessuno si è mai scandalizzato o ha posto questioni. Altra cosa sarebbe un proliferare di contratti aziendali in imprese di 20-30 dipendenti».

Considerazione che è apprezzata dal professore Raffaele De Luca Tamajo, legale che guida il pool di avvocati della Fiat: «Il giudice vuole verificare se ci sono profili antisindacali ad opera di accordi – sottolinea – che di per sè sono legittimi, ma potrebbero provocare qualche conseguenza negativa per il sindacato».

«Nello statuto della Cgil – replica Landini – è fatto esplicito divieto alla Cgil di sottoscrivere accordi in cui siano messi in discussione diritti indisponibili, come in questo caso. Inoltre questo accordo introduce in Italia l’uscita dal contratto nazionale di lavoro, elemento per noi inaccettabile».

Tutti gli altri sindacati difendono l’accordo di Pomigliano: «ottimo» lo definisce il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, mentre per il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, «è stata l’unica vicenda positiva nel Paese» negli ultimi tempi. «È una tristezza che ci si trovi a utilizzare come strada principale quella giudiziaria», commenta il leader della Cisl Raffaele Bonanni, «Ricorrere ad un tribunale per far invalidare un accordo firmato dalla maggioranza delle sigle e avallato dalla maggioranza dei lavoratori, vuol dire sancire la fine del sindacato», aggiunge Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl.

Fonte: Il Messaggero

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